LECCE - "L'onorevole D'Alema mi ha convinto: lascio il Pd". Dopo giorni di voci che davano il parlamentare leccese del Pd Lorenzo Ria in uscita dal partito per una adesione e una possibile candidatura nel Pdl come presidente della Provincia di Lecce, è lo stesso Ria oggi a confermare l'uscita dal partito di Franceschini. A fargli fare il passo definitivo – accusa – sono state le dichiarazioni fatte ieri sera da Massimo D’Alema che in una intervista ad una Tv leccese aveva bollato il possibile passaggio del compagno di partito come "una brutta storia".“Sono consapevole di procurare un profondo dispiacere ai moltissimi cittadini che hanno creduto nel Pd – afferma Ria – che hanno lottato per fondarlo e radicarlo, che ne hanno costruito il successo nelle recenti elezioni politiche e che, nonostante le innumerevoli delusioni, hanno la perseveranza di crederci ancora”.
“Io – aggiunge – non ci credo più. Sono anzi convinto che il Pd, nella sua pur breve esistenza, ha ripensato alcune delle ragioni fondamentali per cui è nato ed ha cambiato i suoi obbiettivi primari”.
Per Ria, ''il partito nato per unificare le più significative esperienze politiche italiane del ventesimo secolo si disgrega perchè le contrapposizioni interne agli uomini dei vecchi partiti hanno sfiancato e delegittimato il nuovo gruppo dirigente”. “In assenza di coerenza e regole – afferma – le periferie operano ognuna per suo conto, in una abnorme confusione tra ruoli politici e istituzionali, in un conflitto irriducibile tra regole e comportamenti”.
“La procedura di scelta del candidato presidente di centro-sinistra per la Provincia di Lecce – afferma – è solo uno dei casi che documenta il progressivo venir meno delle ragioni per cui è nato il Pd’'. Secondo Ria, “un Pd come questo, che ha rinunciato alle ragioni per cui è nato, non ha senso e non serve al Paese, non serve al Mezzogiorno e alla Puglia, tanto meno serve al Salento. Nel momento in cui nessuno mi ha proposto di guidare il nuovo corso della Provincia di Lecce, affinchè diventi il laboratorio, nel Mezzogiorno, delle istituzioni locali federali; nel momento in cui non so neppure come valuterò una eventuale proposta in questo senso, perchè so bene il coraggio e i sacrifici che accettare una proposta di questo genere comporterà, in questo contesto le parole e la saccenza dell’onorevole Massimo d’Alema mi hanno convinto, questo sì a fare una prima scelta”.
“Io e lui, che veniamo da storie politiche diverse – ha detto ancora – non possiamo stare nello stesso partito. Probabilmente io avrei potuto star bene nel partito di Occhetto, nel partito di Prodi o nel partito di Veltroni, tre grandi e generose personalità , la cui innovativa vicenda politica o di governo è stata impedita in fasce da un erode”.
“Credo, però – aggiunge – che tutto ciò debba essere lasciato definitivamente al passato. Per quel che mi riguarda, dal gruppo misto della Camera dei deputati, manterrò gli impegni che, da deputato nominato e non eletto, ho assunto con gli elettori”. “Le parole e i toni dell’onorevole d’Alema – conclude – mi hanno aiutato a compiere una scelta difficile. Ora sono anche libero di organizzarmi insieme a chi condivide il mio disagio e intende affermare un modo semplice e chiaro di fare politica e di stare nelle istituzioni”.