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Lunedì 29 Giugno 2009 15:59 | |
, cioè decurtati di una certa percentuale, in funzione della provvista economica dell’appalto”. Prezzi, in sostanza, che non risultano in linea con le valutazioni di mercato “Tutto questo – prosegue – non fa che determinare conseguenze negative a catena, più volte denunciate dalle associazioni di categoria, che si riflettono sulla “tenuta” delle imprese del settore, sulla qualità dell’opera finita e sulla sicurezza degli operai”. “Se a questo si aggiunge poi - sottolinea il presidente della IV Commissione – che applicare prezzari non più in vigore o tariffe inferiori a quanto richiesto dal mercato, è a tutti gli effetti una palese violazione delle regole che normano l’affidamento dei lavori pubblici, ci troviamo dinnanzi a vere e proprie procedure di gara illegittime, che andrebbero dunque annullate ope legis”. Se la legge, infatti, è chiara quando prevede che “l’affidamento e l‘esecuzione di opere e lavori pubblici servizi e fornitura, deve garantire la qualità delle prestazioni e svolgersi nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, tempestività e correttezza”( il Dlgs 163/2006 ), non lo è la sua applicazione, quando vengono stabiliti prezzi lontani dalla valutazione di mercato. Valutazione che la legge (il citato dlgs e il D.p.r 554/1999) chiaramente dispone debba avvenire seguendo i listini ufficiali o i prezzi correnti di mercato”. “Basterebbe – aggiunge Stefàno - che tutti gli enti appaltanti seguissero quanto previsto dalla nostra legge regionale (15/2008), l’obbligo cioè di rispettare il prezzario unico regionale, motivando ogni eventuale scostamento ”. “Invece – continua – esistono ormai due mercati paralleli dei lavori pubblici: uno, promosso dagli enti rispettosi del prezzario regionale, ed un altro in cui si bandiscono appalti con prezzi ben al di sotto da quelli che il mercato richiederebbe. Ciò non fa che violare la libera concorrenza, non garantire la qualità dell’opera, incentivare il lavoro irregolare e la elusione delle norme di sicurezza a tutela dei lavoratori”. “La recentissima indagine di Banca d’Italia Bari – conclude Stefàno – ha rilevato una consistente contrazione dell’attività produttiva nel comparto delle opere pubbliche, le cui imprese faticano a tenere il passo dell’attuale crisi congiunturale, a causa dei ritardi nell’erogazione delle risorse finanziarie e dei prezzi scarsamente remunerativi dovuti proprio ai meccanismi d’asta. Ce n’è abbastanza perché le Istituzioni si facciano carico di tale cattiva prassi, creando le condizioni affinché uno dei settori chiave dell’economia pugliese, il sistema delle imprese edili, possa competere regolarmente al fine di realizzare opere di qualità e nel rispetto delle condizioni di sicurezza dei lavoratori”. |