martedì 31 marzo 2009

MA SONO LE PROVINCIALI O È LO SHOW DELLA TRANSUMANZA? - da lecceprima.it

È iniziata la campagna elettorale in vista delle prossime provinciali di giugno: lo conferma l’avvio della campagna di comunicazione della candidata del centrosinistra, Loredana Capone, di cui sono apparsi i primi manifesti ufficiali, dallo slogan semplice, ma eloquente. “Ci sono”: due brevi parole, per indicare in modo molto sottile che il centrosinistra ha il suo nome e lo ha ormai da tempo, mentre altrove, gli altri schieramenti faticano a tirare fuori il proprio candidato. Dovevano essere i giorni decisivi nel neonato Pdl, per scegliere il nome a cui affidare le sorti della campagna elettorale, in vista della conquista di Palazzo dei Celestini, dopo un esilio lungo quindici anni: eppure i segnali che arrivano nelle ultime ore agli elettori in fermento del centrodestra appaiono tutt’altro che confortanti. Sì, perché dopo incalcolabili dichiarazioni dei leader del Pdl, che non passa giorno che non ribadiscono “i tanti autorevoli nomi a disposizione”, ora tra i politici ora nella società civile, l’unico fatto certo è che un candidato ancora non c’è.

E quelli che potrebbero esserlo, si affannano, appena invitati, a rifiutare in filo diretto la candidatura, come se poter diventare presidente della provincia di Lecce sia il “peggiore dei mondi possibili”. E se Ugo Lisi, Saverio Congedo e, ancor prima di loro, Alfredo Mantovano, hanno chiarito la propria indisponibilità a candidarsi, viene difficile comprendere chi possa essere il “big” di turno a cui si fa riferimento per guidare la coalizione nella sfida elettorale: ci sarebbe Gianni Garrisi, assessore comunale di Lecce, tenuto sulla “graticola” ormai da un quadrimestre, ma verrebbe difficile comprendere, dopo un lento screditamento mediatico della sua candidatura, che il centrodestra improvvisamente decida che il suo nome, che fino ad oggi non è andato bene a molti, sia di fatto quello giusto. La parola chiave, insomma, della campagna elettorale sembra essere diventata “coerenza”, un concetto chiaro, ma terribilmente controverso e soggettivo se si pensa agli scenari che gli ultimi mesi hanno consegnato alla politica salentina e che, per molti aspetti, rasentano l’assurdo e il tragicomico.

Si pensi all’insistenza, con la quale, in questi giorni, si continua a sottolineare che il candidato del Pdl possa essere l’ex presidente della provincia di Lecce e attuale deputato del Pd, Lorenzo Ria: un “colpo” che sarebbe il prototipo dell’incoerenza da qualsiasi punto di vista lo si osservi. Si, perché Ria è schierato nel centrosinistra e ha sempre ribadito di non essere intenzionato ad entrare nel Pdl; ma soprattutto sarebbe la dimostrazione di una contraddizione in termini per il Pdl, che, dopo aver propagandato la presenza di nomi autorevoli al suo interno, si ritroverebbe a pescare il candidato nella coalizione avversa, dimostrando che forse l’elenco di possibili candidati al momento non esiste. Ria, dal canto suo, ha precisato di non essere interessato a “nessun salto della quaglia”, ma le voci in tal senso si moltiplicano e le evoluzioni della politica locale lasciano aperta ogni ipotesi. Dario Stefàno docet. Nel caso di quest’ultimo, poi, la situazione non appare meno ingarbugliata di quella che si vive nel Pdl: lanciato prima dalla Poli come possibile candidato presidente del suo movimento, l’ex esponente margherita del Pd, che ha lasciato il suo vecchio partito per i veti proprio su una sua possibile candidatura a Palazzo dei Celestini, si è ritrovato candidato dall’Udc, col malcontento di molti sostenitori del gruppo facente riferimento a Luigi Pepe, primo nome per la provincia, proposto dallo scudo crociato. Ed ora come ora Stefàno è in attesa di segnali positivi da parte di Adriana Poli Bortone, che, invece, tardano ad arrivare: e chissà che la senatrice, come sostengono ambienti a lei vicini, non stia valutando qualche nome più forte per il Salento o addirittura di scendere in campo in prima persona.

Sarebbe anch’essa una scelta contraddittoria, visto che l’eurolady ha rifiutato, prima del dissidio col Pdl, la stessa candidatura offertagli su un piatto d’argento da tutto il centrodestra. E che ne sarebbe di Stefàno se dovesse essere accantonata la sua candidatura dalla stessa Poli? Tra “salti della quaglia” e nomi pronti ad essere “leoni da combattimento” o “antilopi” in fuga davanti al pericolo, più che in una campagna elettorale sembra di essere in uno zoo, fragoroso e chiassoso, dove a farla da padrone sembra essere la fiera o lo show della “transumanza”, con cambi di casacca che già non si contano più e che consegnano un quadro politico profondamente rimpastato. Agli ingredienti di questo cocktail esplosivo, si possono aggiungere i primi sondaggi, che si diffondono senza mai citare fonti precise (è così difficile fornirle?) e che darebbero il Pdl nettamente in testa sui suoi avversari (con centrosinistra e Terzo Polo appaiati), anche senza candidato: dato che se fosse reale, toglierebbe di mezzo l’ultimo luogo comune ancora in vita, che, cioè, il nome possa fare la differenza. Con buona pace di tutti gli interessati.

Di certo, in questo assurdo reality della politica leccese in costante evoluzione, emergerebbe che il centrosinistra, comunque vada, con tre candidati (reali o presunti che siano) nei tre poli in corsa (caso unico più che raro), si troverebbe protagonista di una campagna elettorale dal sapore di “primarie anomale”.

da www.corrieresalentino.it

da www.ilpaesenuovo.it

da www.lecceprima.it

Video da www.salentoweb.tv

da www.iltaccoditalia.info

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