martedì 28 aprile 2009

MA QUALI “DRAG QUEEN” AD UGENTO? L’EQUIVOCO È SERVITO - da lecceprima.it

Con l’ignoranza dei parlamentari, uno dei più noti programmi televisivi delle reti Mediaset, “Le iene” hanno costruito buona parte della loro fortuna: uno spettacolo semplice e divertente, dove le attrazioni circensi sono i rappresentanti del popolo italiano, che, innanzi a semplici domande di cultura generale, danno spesso il peggio di sé, immersi nel proprio imbarazzo e travolti soprattutto dall’imbarazzo di chi li osserva. Memorabile, ad esempio, quell’intervista di Sabrina Nobile a quel tale Fini Giuseppe, dirigente della vecchia Forza Italia, in cui si diceva convinto che il Darfur fosse un frenetico e scalpitante stile di vita”, il “fare le cose in fretta”.

Nelle ultime ventiquattrore della politica salentina, si è consumato un “caso” giornalistico che evidentemente caso non era: non siamo ai livelli drammatici dell’esempio sopra citato, ma poco ci manca. Sì, perché, nella giornata di ieri, era circolata una notizia, capace di animare un dibattito complesso e di avviare tutta una discussione sui valori della politica: si era “appreso” da un comunicato stampa del coordinatore regionale de “La Puglia prima di tutto”, Salvatore Greco, che, nella festa organizzata dal movimento di Adriana Poli Bortone, nella cornice di Villa Elda ad Ugento, tra gli ospiti fosse computata una “drag Queen” (ossia un cantante prevalentemente, ma non necessariamente, gay o transgender, che si esibiscono in abiti femminili).

“Chissà se la Poli Bortone parlerà di coerenza e valori – aveva chiesto provocatoriamente il responsabile del movimento facente riferimento al ministro Fitto – a Ugento nella festa di Io Sud, sullo stesso palco di un gruppo di scalmanate Drag Queen?”. Da quel momento, panico tra i media e le varie testate, per sentire le reazioni dei diretti interessati, fino al comunicato stampa di ieri sera, giunto da Palazzo Caràfa, a firma del capogruppo di “Io Sud” al comune di Lecce, Paolo Cairo, che spostava i toni della polemica su altri valori, difendendo la festa “trasgressiva”, ma non risolvendo a pieno l’equivoco. Si, perché proprio di equivoco si tratta, visto che basta dare uno sguardo al programma degli ospiti della festa ad Ugento, per scoprire che di “drag queen” neanche l’ombra… figurarsi un intero “gruppo di scalmanate drag Queen”. Ci sono solo nomi di deejay ed animatori, noti fra il pubblico giovanile, ma soprattutto i “White Queen”, una celebre band pugliese, nato nel 2003, che si ispira al repertorio storico dei mitici Queen. Il gruppo, per altro, ha un certo seguito anche fuori dai confini pugliesi, proprio per l’unicità e la fedeltà con cui ciascun componente riveste il suo corrispettivo idolo, ma soprattutto per la somiglianza del leader al celebre Freddie Mercury. Certo, nei loro spettacoli, fanno spesso uso di abiti stravaganti e provocatori, a testimonianza dell’attenzione allo stile proprio del gruppo ai cui si ispirano: ma da qui, a confonderli per “drag queen”, ce ne passa. Col dato, peraltro, che per ventiquattrore e dopo inchiostro speso in merito alla questione, si è praticamente parlato del nulla. Una bufala servita e consumata con gusto.

E siccome è sempre giusto non farsi mancare niente, nella giornata di oggi, si ripropone il problema, con la puntata speciale del programma “Scoprire l’acqua calda”. Si, perché, guarda caso, sul “banco degli imputati” finisce ancora una volta “Io Sud”, marcato stretto da operatori dell’informazione in cerca di “scoop”. E lo scoop, per l’appunto, sarebbe che il logo di “Io Sud” si rifaccia al “Love Ny”, notizia, tra l’altro, chiarita fin dalla nascita del movimento e non, quindi, una classica ultima ora scoppiettante.

E lo staff di “Io Sud” a riguardo precisa: “Appare strano che qualche giornalista si sia accorto solo ora che il logo di Io Sud si rifà al I love NY. Nessuno ha fatto nulla per nasconderlo. Appare ridicolo, invece, che qualche giornalista attento non sappia che il riferimento è proprio al celeberrimo I love New York e che creda che sia stato copiato da Studio Universal. Alla pari è strano che qualcuno si affidi a qualche anonimo sito internet (che in quanto a newsletter ha dei contenuti tutti da verificare!) e non si sia piuttosto preoccupato di assistere nemmeno ad una delle conferenze stampa nelle quali, più volte, sono stati spiegati tutti i riferimenti e le motivazioni del logo”.

“In particolare – precisano dal movimento -, sin dalla prima conferenza stampa di Io Sud (tenuta a Bari il 14 febbraio 2009), la fondatrice, sen. Adriana Poli Bortone aveva spiegato che il logo (sulle cui caratteristiche, anche cromatiche, e significati ha lavorato un gruppo di volontari e nessun consulente di marketing) era stato volutamente ripreso da un concetto di marketing territoriale datato 1978 e firmato Milton Glaser. Non certo dalla Universal. I volontari che hanno lavorato al logo, si sono semplicemente limitati a: cambiare i colori (inserendo l’azzurro dell’Italia, il rosso del cuore e il bianco della neutralità); scegliere il font; spiegare che per noi non significa solo I love Sud, ma significa soprattutto Io Sud, un nuovo modo di coniugare il Sud al presente”.

Si sottolinea, inoltre, come il logo sia stato regolarmente depositato in Camera di Commercio, dopo aver condotto accurata ricerca di anteriorità: “Questo significa – si precisa - che è stato accertato che nessuno lo aveva registrato in Italia prima del movimento Io Sud”.

In tutto questo marasma, è persino logico credere che i “White Queen” non abbiano (giustamente) gradito la querelle equivoca. Si consolino magari, pensando che nella corrente equivoca dell’ignoranza politica, ci sono finiti personaggi anche del calibro di Nelson Mandela, definito dal parlamentare Udc, Francesco Paolo Lucchese (sempre nelle famose interviste), “un presidente un po’... sudamericano… del Brasile… Ah sì è vero del Sudafrica…”. Sarà stato un “lapis”… un “cactus”. Pardon, un lapsus.

da www.corrieresalentino.it

da www.ilpaesenuovo.it

da www.lecceprima.it

Video da www.salentoweb.tv

da www.iltaccoditalia.info

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