martedì 12 maggio 2009

Il sindaco di Lecce scrive ai leccesi

"Dopo nove anni di proficuo lavoro eravamo pronti ad affrontare altre difficili sfide che avrebbero richiesto una compattezza che invece non c’è stata perché Adriana Poli Bortone ha confuso le proprie aspirazioni politiche con le aspirazioni comuni dei cittadini leccesi"

Lettera aperta ai cittadini leccesi




Cari concittadini,


non credo di dovervi svelare verità nascoste o segreti inconfessabili. L’evidenza dei fatti, legati peraltro da una ostinata cronologia, sorregge saldamente le motivazioni di una scelta tanto difficile quanto inevitabile. Mi hanno insegnato che nella vita e nella politica bisogna essere leali e modestamente ho sempre cercato di non disattendere mai questa preziosissima lezione. Nelle due consiliature tra il 1998 ed il 2007 ho avuto l’onore e l’onere di essere Assessore e Vicesindaco impegnandomi sempre al massimo delle mie possibilità e conservando un atteggiamento costantemente finalizzato proprio alla lealtà politica nei confronti del Sindaco di allora, di alleati e avversari. Mi sarei aspettato, come minimo, di dover essere contraccambiato con eguale lealtà. Ma in maniera lenta e crescente (e purtroppo inesorabile) ho maturato la sensazione, ormai nettissima, che Adriana Poli Bortone non abbia voluto affatto contraccambiare questo mio comportamento, per così dire perfettamente nei “canoni”. Dopo nove anni di proficuo lavoro eravamo pronti ad affrontare altre difficili sfide che avrebbero richiesto una compattezza che invece non c’è stata perché Adriana Poli Bortone ha confuso le proprie aspirazioni politiche con le aspirazioni comuni dei cittadini leccesi, facendo intersecare i percorsi, sfogando le frustrazioni personali in un atteggiamento politico “alterato” e scaricando il proprio risentimento sul Popolo delle Libertà, che chissà per quale ignoto diritto divino avrebbe dovuto a tutti i costi nominarla Ministro e poi candidarla a tutti i costi alla Presidenza della Regione Puglia e che a tutti i costi avrebbe dovuto tenerla al vertice regionale della Segreteria di Partito. Palazzo Carafa, allora, è diventato il campo della sua battaglia politica e voi, cittadini leccesi, i primi a subire il suo rancore.


Quando ho accettato la candidatura a Sindaco di questa città, l’ho fatto nella consapevolezza di dover giocare una partita difficilissima. Com’è noto, ho ereditato un ente che ha svolto un lavoro straordinario per cambiare il volto della città e che per questo lavoro è stato costretto a pagare un prezzo notevole, cioè la complicatissima situazione finanziaria dei conti. E quando ho accettato, l’ho fatto anche nella certezza che non avrei avuto vita facile dal punto di vista squisitamente politico, ma mai avrei potuto immaginare di dover avere a che fare quotidianamente oltre che con una opposizione esterna alla mia maggioranza, come è normale che sia, anche con una opposizione interna, che viceversa è un fatto piuttosto insolito e quindi anormale. La recente storia politica e amministrativa a Palazzo Carafa è ricca di prove e di testimonianze di questa “alterazione” del tragitto previsto. Una alterazione che non è un casuale incidente di percorso, ma il frutto di una precisa strategia finalizzata ad ostacolare il Sindaco e a gettargli addosso le responsabilità delle scelte più impopolari e difficili, diventata progressivamente un definito progetto politico costruito come un abito addosso ad una persona sola. La contrarietà alla mia candidatura espressa dal gruppo assessorile di Alleanza Nazionale nel novembre del 2006, la rincorsa al terzo mandato, l’artificiosa trattativa per la composizione della Giunta che ha lasciato la città senza governo per quasi due mesi, l’atteggiamento sulla assegnazione delle presidenze per le commissioni (sconfinato nella votazione degli allora componenti di An con scheda bianca alla elezione per la vicepresidenza del Consiglio, determinante per la bocciatura del candidato della maggioranza e per l’elezione del candidato del centrosinistra Antonio Torricelli), la retromarcia nella dolorosa scelta di elevare il carico fiscale (condivisa preliminarmente in diverse riunioni di maggioranza e con il voto in Giunta ed in Commissione), la querelle sull’assessore Monosi, la mancata approvazione in Giunta del Piano Occupazionale.


Non credo che serva altro per capire chi in questa triste vicenda si è reso artefice del tradimento del patto con gli elettori. Quella di Io Sud che sta nel Pdl a Palazzo Carafa e contro il Pdl alla Provincia è una assurdità politica, testimoniata dalla intesa con il centrosinistra, dal momento che oggi Antonio Rotundo, con un capolavoro di opportunismo, è il primo dei sostenitori di Adriana Poli Bortone e dei suoi. Lo stesso Antonio Rotundo che aveva fatto della discontinuità con l’era Poli Bortone il principale dei suoi vessilli. E quando non è convergenza ideale, l’intesa prende le forme di accordo elettorale vero e proprio, esplicito (vedi le provinciali a Brindisi e le comunali di Casarano) o implicito (vedi le provinciali a Lecce, con Pellegrino sicuro di fare affidamento sull’elettorato di Io Sud qualora si fosse ripresentato e la Capone che aspetta il regalo della convergenza di Io Sud al ballottaggio). Allora trarre per me le dovute conclusioni non è un capriccio del momento, ma un obbligo politico e morale. Fare chiarezza, anzitutto nei vostri confronti, in questo momento, è più di un dovere per il Sindaco. Ho cercato di indugiare quanto più a lungo possibile fino a quando ho capito che per il bene comune occorreva mettere fine a questo ingiustificabile equivoco.


Mi faccio garante e responsabile della prosecuzione del patto con voi, cari concittadini, se continuerete a testimoniarmi fiducia. Perché mettere fine a questa esperienza significherebbe compromettere il futuro della città, di vanificare una mole incredibile di lavoro svolto e di rinunciare alle preziose occasioni di crescita rappresentate dai Contratti di Quartiere, dal Pug, dalle Zone Franche, dall’Area Vasta. Sarebbe come far scendere Lecce dal trampolino di lancio proprio nel momento forse più significativo della sua storia recente. Valorizzando e sfruttando le sue enormi risorse culturali e ambientali in questi anni abbiamo sottratto alla città quel gap della perifericità che ne ha sempre condizionato la crescita e lo sviluppo. Abbiamo messo Lecce sul palcoscenico del mondo facendola città degli eventi, e quegli che ci aspettano in questi giorni (Festival dell’Energia e summit dei Ministri dell’Economia dei Paesi più importanti del mondo) sono esempi eloquenti. Credo, anzi sono convinto, di aver fatto l’unica scelta possibile in questo momento e l’unica scelta utile per il futuro della città, nella direzione del bene collettivo e contro i personalismi, le avidità, i tatticismi. Me ne assumo sino in fondo la responsabilità perché so che non è una idea balorda o un desiderio bizzarro, ma un obbligo che il corso degli eventi ha generato e che l’etica in generale e quella politica in particolare hanno posto davanti al mio cammino. Per proseguire questo cammino ho bisogno di una maggioranza forte, coesa e sufficiente a sostenere il governo cittadino, ma ho bisogno soprattutto della vostra piena fiducia. Mi farei da parte se quest’ultima dovesse mancare, perché nessun Sindaco è Sindaco senza legittimazione popolare.

da www.corrieresalentino.it

da www.ilpaesenuovo.it

da www.lecceprima.it

Video da www.salentoweb.tv

da www.iltaccoditalia.info

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