venerdì 1 maggio 2009

Gabellone, il dottor nessuno: «In campo contro gli sprechi» - da ilcorrieredelmezzogiorno.it

Candidato alla presidenza della Provincia di Lecce
con il Pdl: «Costa 100 milioni l’anno: ora basta»

Antonio Gabellone, candidato presidente Pdl alla Provincia di Lecce

LECCE - Chi sono gli uomini che si candidano a guidare le cit­tà e le province della Puglia? Alcuni sono molto noti, al­tri non lo sono per niente, altri ancora rappresentano ritorni alla politica dopo anni di assenza. Il Corriere pro­pone ai protagonisti di presentarsi agli elettori oltre che con i programmi anche con le loro passioni meno evidenti. Ecco perchè con le domande del giornalista proponiamo quelle del questionario di Proust. Saranno interpellati nella prima forma e nella seconda sia i can­didati sindaci, sia i candidati presidenti di Provincia. Lo chiamano «dottor nessuno». E non si of­fende. Perché davvero prima che la sua faccia si rivelasse sui manifesti elettorali, di An­tonio Gabellone - pubblico ­si sapeva molto poco. Quasi niente del suo privato. Capo­gruppo di Forza Italia alla Pro­vincia di Lecce, ex vicesinda­co e poi sindaco di Tuglie nel­l’arco di venti anni. Di Tuglie, suo Comune di elezione, - è nato a Gallipoli - è ancora as­sessore al Bilancio. Ma ora ten­ta il Grande Salto. La presiden­za della Provincia di Lecce con il Pdl.
Quanto disagio le crea l’es­sersi candidato nel momen­to in cui il Pdl in Salento vive una tra le sue stagioni più tormentate? Qui tra Fitto e Poli Bortone siamo quasi al­la rissa.
«Nessun disagio. Dal 27 al 29 marzo ho partecipato a Ro­ma alla nascita del Pdl. Sentir dire da leader come Berlusco­ni e Fini che accanto a loro sta­va nascendo una nuova classe politica, mi ha chiarito subito le idee».
Questo a Roma. Ma qui c’è il caso Poli Bortone.
«Quella è un’altra storia. An­che precedente alla mia candi­datura ».
E però Poli Bortone ha det­to: il Pdl candida Gabellone contro di me.
«La mia candidatura è nel segno delle cose dette a Ro­ma. Il Pdl si rinnova e favori­sce la nascita di una classe diri­gente nuova. In questa chiave, tutti sono liberi di partecipare e competere in un program­ma di ringiovanimento del ter­ritorio ».
Non si sente come l’uomo sul quale si consuma la sfida tra Fitto e Poli Bortone? La sua candidatura potrebbe es­sere l’occasione dei due per misurarsi.
«No. La mia candidatura è condivisa dall’intero centrode­stra. E sono convinto che l’elettore abbia la possibilità, la libertà e l’intelligenza per scegliere».
Lei ha una robusta storia democristiana alle spalle. Di­ca la verità, un tempo queste liti si risolvevano diversa­mente senza l’esasperazione lideristica.
«Non ho mai vissuto dall’in­terno la vita del mio partito. Dal 1985 ricopro incarichi isti­tuzionali e mi sono sempre ti­rato fuori dai confronti in una forza politica composita e complessa come era da Dc. Ho sempre tentato la strada della mediazione».
Ma oggi non si media più tanto.
«E’ chiaro che con la fine delle ideologie i partiti hanno perso quel ruolo. Direi che è svanito. Ecco, io mi batto per rinverdire quella tradizione».
Nostalgia dei partiti vec­chia maniera?
«Devono avere più peso. Il loro ruolo è fondamentale».
La sua candidatura. Fitto le telefona e dice…
«Mi fa un discorso sempli­ce. Il mio nome non era mai circolato prima. Raffaele mi di­ce che è giunta l’ora della re­sponsabilità, che le cose per le quali abbiamo applaudito la nascita del Pdl a Roma devo­no arrivare subito anche sul territorio, nelle periferie».
Presentando a Bari il libro di Forlani il ministro Fitto spiegò: il Pdl è la palestra del­la nuova classe dirigente. Si sente un atleta che si sta alle­nando in quella palestra?
«Sto irrobustendo i musco­li. Mi preparo a dare un contri­buto importante per il territo­rio. Spero di esserne all’altez­za».
Dalle altre province i can­didati maschi non la invidia­no. Lei ha contro due donne.
«Sono entrambe autorevo­li».
Che mi dice di Loredana Capone?
«Che la sua candidatura giunge al termine di un per­corso fisiologico del centrosi­nistra. Per il resto non mi per­metto di dire altro». E di Poli Bortone? «Vive un momento partico­lare a seguito di scelte impor­tanti che ha fatto. Credevo per la verità che ne facesse altre».
Quali?
«Candidarsi con il centrode­stra ».
Che presidente è stato Gio­vanni Pellegrino? Lei lo pro­muove per…
«In cinque anni ha dato pos­sibilità concreta all’opposizio­ne di confrontarsi nei luoghi istituzionali: commissioni e consiglio. Ma riconosco all’op­posizione serietà in questo confronto senza ricorrere alla demagogia della piazza, per esempio».
E lo boccia per…
«Ha trascorso troppo tem­po a palazzo Adorno. Ha battu­to poco la strada trascurando molta parte del territorio. Io mi impegno a fare diversa­mente».
Macchina del tempo. Sia­mo nel futuro. Lei è già presi­dente. Primo impegno?
«I rifiuti. La parte centrale del Salento è in crisi. Non è possibile che a Gallipoli, a Tu­glie, a Maglie e a Otranto la raccolta si fermi per giorni e la gente deve tenere la spazza­tura in casa. Mi complimento con i sindaci che non hanno fatto la ribellione. E poi più trasparenza negli atti. Tutti de­vono avere le stesse possibili­tà».
Sta dicendo che la Provin­cia è stata poco trasparente?
«Le ultime vicende sono im­barazzanti. La questione dei precari, le progressioni verti­cali di carriera, e la spesa. Di quella poi…».
Parliamone.
«Non è possibile che la Pro­vincia costi cento milioni al­l'anno. E’ una macchina man­gia soldi».
Tagliamo. Cosa?
«Il portavoce del presidente (Massimo Manera, ndr). È co­stato cinquecentomila euro, centomila euro all’anno. La Provincia ha un suo ufficio stampa, ci sono professionisti interni da valorizzare. E se dobbiamo prenderne da fuori, il criterio fondamentale resta la qualità».
Gabellone presidente cosa non farà mai?
«Atti e azioni che possano ingenerare il dubbio che non siano trasparenti».
Che mi dice di Nichi Vendo­la?
«Doveva fare una campa­gna elettorale per smontare la concretezza di Fitto. Doveva il­ludere ed ha illuso. Alla prova dei fatti ha deluso. Ha detto so­lo parole al vento. Se ne sono accorti anche i suoi elettori». Lei è grande amico di Lo­renzo Ria… «Ma come fa a sapere tutte queste cose?».
Ho studiato. Dicevamo di Ria. Lei si è speso molto per sostenerlo nel Pd anche a co­sto di dare dispiaceri alla sua parte politica. Ora lo ve­de confuso?
«Lorenzo è intelligente. E direi deluso più che confuso. La nostra profonda amicizia deriva da un rapporto leale. Da quando lui era sindaco di Taviano e io di Tuglie. C’è sem­pre stato rispetto reciproco».
Ed è giunta l’ora che Ria ri­cambi, supportandola.
«Oggi stiamo convergendo sulle stesse posizioni. E mi fa piacere. Il suo contributo è uti­le alla crescita del territorio. Siamo tutti interessati al fatto che il Sud non sia più abban­donato».
A proposito di difficoltà. Il Lecce naviga in brutte acque. Quanto le dispiace?
«E’ un colpo al cuore».
Lo ha detto ai Semeraro?
«Non li ho sentiti. La squa­dra è in un momento difficile, ma ha una struttura societaria di ottimo livello che sa fare quadrato. Mai arrendersi».
La frase di un elettore che non dimenticherà mai.
«Mi dicono: vai avanti per­ché sei tutti noi. Sei il candida­to ideale per la svolta. Questa cosa mi riempie di gioia».
Beh, detta al «dottor nes­suno » non può che fare pia­cere.
«E’ il segnale che una classe politica si rinnova. Ho una pa­gina su Facebook. Mi scrivo­no tanti giovani. Ne sono feli­ce».
Ultima domanda. La giun­ta Gabellone sarà tecnica, po­litica o tutt’e due?
«Credo che chi si sia misura­to con il consenso abbia il di­ritto di amministrare. Ma se dovesse esserci la necessità di chiamare in squadra professio­nalità tecniche di valore, per­ché no...».
Carmine Festa
30 aprile 2009

da www.corrieresalentino.it

da www.ilpaesenuovo.it

da www.lecceprima.it

Video da www.salentoweb.tv

da www.iltaccoditalia.info

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