Candidato alla presidenza della Provincia di Lecce
con il Pdl: «Costa 100 milioni l’anno: ora basta»

LECCE - Chi sono gli uomini che si candidano a guidare le città e le province della Puglia? Alcuni sono molto noti, altri non lo sono per niente, altri ancora rappresentano ritorni alla politica dopo anni di assenza. Il Corriere propone ai protagonisti di presentarsi agli elettori oltre che con i programmi anche con le loro passioni meno evidenti. Ecco perchè con le domande del giornalista proponiamo quelle del questionario di Proust. Saranno interpellati nella prima forma e nella seconda sia i candidati sindaci, sia i candidati presidenti di Provincia. Lo chiamano «dottor nessuno». E non si offende. Perché davvero prima che la sua faccia si rivelasse sui manifesti elettorali, di Antonio Gabellone - pubblico si sapeva molto poco. Quasi niente del suo privato. Capogruppo di Forza Italia alla Provincia di Lecce, ex vicesindaco e poi sindaco di Tuglie nell’arco di venti anni. Di Tuglie, suo Comune di elezione, - è nato a Gallipoli - è ancora assessore al Bilancio. Ma ora tenta il Grande Salto. La presidenza della Provincia di Lecce con il Pdl.
Quanto disagio le crea l’essersi candidato nel momento in cui il Pdl in Salento vive una tra le sue stagioni più tormentate? Qui tra Fitto e Poli Bortone siamo quasi alla rissa.
«Nessun disagio. Dal 27 al 29 marzo ho partecipato a Roma alla nascita del Pdl. Sentir dire da leader come Berlusconi e Fini che accanto a loro stava nascendo una nuova classe politica, mi ha chiarito subito le idee».
Questo a Roma. Ma qui c’è il caso Poli Bortone.
«Quella è un’altra storia. Anche precedente alla mia candidatura ».
E però Poli Bortone ha detto: il Pdl candida Gabellone contro di me.
«La mia candidatura è nel segno delle cose dette a Roma. Il Pdl si rinnova e favorisce la nascita di una classe dirigente nuova. In questa chiave, tutti sono liberi di partecipare e competere in un programma di ringiovanimento del territorio ».
Non si sente come l’uomo sul quale si consuma la sfida tra Fitto e Poli Bortone? La sua candidatura potrebbe essere l’occasione dei due per misurarsi.
«No. La mia candidatura è condivisa dall’intero centrodestra. E sono convinto che l’elettore abbia la possibilità, la libertà e l’intelligenza per scegliere».
Lei ha una robusta storia democristiana alle spalle. Dica la verità, un tempo queste liti si risolvevano diversamente senza l’esasperazione lideristica.
«Non ho mai vissuto dall’interno la vita del mio partito. Dal 1985 ricopro incarichi istituzionali e mi sono sempre tirato fuori dai confronti in una forza politica composita e complessa come era da Dc. Ho sempre tentato la strada della mediazione».
Ma oggi non si media più tanto.
«E’ chiaro che con la fine delle ideologie i partiti hanno perso quel ruolo. Direi che è svanito. Ecco, io mi batto per rinverdire quella tradizione».
Nostalgia dei partiti vecchia maniera?
«Devono avere più peso. Il loro ruolo è fondamentale».
La sua candidatura. Fitto le telefona e dice…
«Mi fa un discorso semplice. Il mio nome non era mai circolato prima. Raffaele mi dice che è giunta l’ora della responsabilità, che le cose per le quali abbiamo applaudito la nascita del Pdl a Roma devono arrivare subito anche sul territorio, nelle periferie».
Presentando a Bari il libro di Forlani il ministro Fitto spiegò: il Pdl è la palestra della nuova classe dirigente. Si sente un atleta che si sta allenando in quella palestra?
«Sto irrobustendo i muscoli. Mi preparo a dare un contributo importante per il territorio. Spero di esserne all’altezza».
Dalle altre province i candidati maschi non la invidiano. Lei ha contro due donne.
«Sono entrambe autorevoli».
Che mi dice di Loredana Capone?
«Che la sua candidatura giunge al termine di un percorso fisiologico del centrosinistra. Per il resto non mi permetto di dire altro». E di Poli Bortone? «Vive un momento particolare a seguito di scelte importanti che ha fatto. Credevo per la verità che ne facesse altre».
Quali?
«Candidarsi con il centrodestra ».
Che presidente è stato Giovanni Pellegrino? Lei lo promuove per…
«In cinque anni ha dato possibilità concreta all’opposizione di confrontarsi nei luoghi istituzionali: commissioni e consiglio. Ma riconosco all’opposizione serietà in questo confronto senza ricorrere alla demagogia della piazza, per esempio».
E lo boccia per…
«Ha trascorso troppo tempo a palazzo Adorno. Ha battuto poco la strada trascurando molta parte del territorio. Io mi impegno a fare diversamente».
Macchina del tempo. Siamo nel futuro. Lei è già presidente. Primo impegno?
«I rifiuti. La parte centrale del Salento è in crisi. Non è possibile che a Gallipoli, a Tuglie, a Maglie e a Otranto la raccolta si fermi per giorni e la gente deve tenere la spazzatura in casa. Mi complimento con i sindaci che non hanno fatto la ribellione. E poi più trasparenza negli atti. Tutti devono avere le stesse possibilità».
Sta dicendo che la Provincia è stata poco trasparente?
«Le ultime vicende sono imbarazzanti. La questione dei precari, le progressioni verticali di carriera, e la spesa. Di quella poi…».
Parliamone.
«Non è possibile che la Provincia costi cento milioni all'anno. E’ una macchina mangia soldi».
Tagliamo. Cosa?
«Il portavoce del presidente (Massimo Manera, ndr). È costato cinquecentomila euro, centomila euro all’anno. La Provincia ha un suo ufficio stampa, ci sono professionisti interni da valorizzare. E se dobbiamo prenderne da fuori, il criterio fondamentale resta la qualità».
Gabellone presidente cosa non farà mai?
«Atti e azioni che possano ingenerare il dubbio che non siano trasparenti».
Che mi dice di Nichi Vendola?
«Doveva fare una campagna elettorale per smontare la concretezza di Fitto. Doveva illudere ed ha illuso. Alla prova dei fatti ha deluso. Ha detto solo parole al vento. Se ne sono accorti anche i suoi elettori». Lei è grande amico di Lorenzo Ria… «Ma come fa a sapere tutte queste cose?».
Ho studiato. Dicevamo di Ria. Lei si è speso molto per sostenerlo nel Pd anche a costo di dare dispiaceri alla sua parte politica. Ora lo vede confuso?
«Lorenzo è intelligente. E direi deluso più che confuso. La nostra profonda amicizia deriva da un rapporto leale. Da quando lui era sindaco di Taviano e io di Tuglie. C’è sempre stato rispetto reciproco».
Ed è giunta l’ora che Ria ricambi, supportandola.
«Oggi stiamo convergendo sulle stesse posizioni. E mi fa piacere. Il suo contributo è utile alla crescita del territorio. Siamo tutti interessati al fatto che il Sud non sia più abbandonato».
A proposito di difficoltà. Il Lecce naviga in brutte acque. Quanto le dispiace?
«E’ un colpo al cuore».
Lo ha detto ai Semeraro?
«Non li ho sentiti. La squadra è in un momento difficile, ma ha una struttura societaria di ottimo livello che sa fare quadrato. Mai arrendersi».
La frase di un elettore che non dimenticherà mai.
«Mi dicono: vai avanti perché sei tutti noi. Sei il candidato ideale per la svolta. Questa cosa mi riempie di gioia».
Beh, detta al «dottor nessuno » non può che fare piacere.
«E’ il segnale che una classe politica si rinnova. Ho una pagina su Facebook. Mi scrivono tanti giovani. Ne sono felice».
Ultima domanda. La giunta Gabellone sarà tecnica, politica o tutt’e due?
«Credo che chi si sia misurato con il consenso abbia il diritto di amministrare. Ma se dovesse esserci la necessità di chiamare in squadra professionalità tecniche di valore, perché no...».
Carmine Festa
30 aprile 2009
30 aprile 2009