lunedì 11 maggio 2009

EX VICE SINDACO COL PUBBLICO: CONSIGLIO SENZA ADRIANA - da lecceprima.it


Adriana Poli Bortone, ormai ex vicesindaco di Lecce, al d là dell'ovale dell'Aula consiliare, mentre ascolta le ragioni che hanno spinto Perrone a toglierle l'incarico Il sindaco di Lecce Paolo Perrone mentre legge le motivazioni sulla decisione di togliere l'incarico ai tre assssori di Io Sud, ex An

Adriana Poli Bortone, ormai ex vicesindaco di Lecce, al d là dell'ovale dell'Aula consiliare, mentre ascolta le ragioni che hanno spinto Perrone a toglierle l'incarico
E arrivò il giorno dell’ufficialità. Il giorno in cui il sindaco di Lecce Paolo Perrone legge in Aula consiliare, a Palazzo Carafa, le motivazioni che lo hanno spinto a mettere alla porta, fuori dalla giunta comunale, la sua vice Adriana Poli Bortone e gli assessori alle Politiche giovanili, Luciano Battista e quello ai Lavori pubblici, Severo Martini. I tre “assi” dello storico gruppo di An, oggi “Io Sud”, composto da ben 9 consiglieri. Con Poli Bortone che prova cosa vuol dire osservare quel che accade in Aula dall’altra parte dell’ovale, tra il pubblico rumoroso, con i suoi difensori pronti a battere le mani e a gridare “Brava Adriana” e quegli altri, i sostenitori del primo cittadino che inneggiano con tanto di cartello “Perrone vai avanti senza veti e badanti”.

Certo, qualcuno mugugna che il sindaco avrebbe potuto togliere l’incarico assessorile ai tre ex di An dopo il consiglio comunale di questa sera, ma ha preferito farlo prima. Amen.

Un altro film, comunque, le immagini che vengono alla mente, quando nella primavera 2007 Perrone stravinse battendo il centro sinistra che candidava a sindaco Antonio Rotundo. Ecco le prime due righe che si leggono sul sito del Comune di Lecce, tra i saluti del sindaco quando ancora tutto doveva accadere(http://www.comune.lecce.it/comunelecce/Il+Comune/Il+Sindaco/Saluto+del+Sindaco.htm): “Cari concittadini, ho voluto fortemente legare il significato del mio impegno di Sindaco di Lecce all’esperienza degli ultimi nove anni alla guida di Palazzo Carafa di Adriana Poli Bortone e del centrodestra leccese. E’ la ragione della continuità ad irrobustire il percorso amministrativo 2007/2012”. Proprio un’altra pellicola.

Eppure, alla luce di quel che hanno raccontato ai microfoni Paolo Cairo, capogruppo di “Io Sud”, Angelo Tondo, Francesca Mariano, tutti del movimento che candida Adriana Poli Bortone a presidente della Provincia di Lecce, la causa della rottura è stata sempre sotto gli occhi dell’allegra famiglia dei politici leccesi, non certo agli ignari elettori-cittadini. Che votarono Perrone immaginando il centro destra amarsi alla follia. Manco per idea. Il “segreto” inconfessabile ai comuni mortali era, perché non lo è più, che An mai ha sopportato la candidatura di un uomo di Forza Italia (all’epoca), che invece sarebbe spettata ad Alleanza nazionale, dicono loro, essendo il primo partito a Lecce. E dai oggi, e dai domani, quell’antico dissapore non si è mai sciolto. Anzi. E’ cresciuto a dismisura diventando ingestibile, come dimostrano ormai i fatti.

Certo, per alcuni, certi “ricordi” sono sembrati un po’ anacronistici, un po’ provinciali, come non volere ammettere e allo stesso tempo continuare a parlare di An, di Forza Italia, quando ormai la sigla Pdl sembrerebbe aver cancellato ogni passato, compresa la pratica della nostalgia mascherata con l’esercizio della coerenza.

E allora, il consiglio comunale di questo pomeriggio, con all’ordine del giorno qualcosa come 42 punti, è andato dritto, con il consenso di tutti, sulla discussione proprio del punto numero 9, “Esame situazione politico-amministrativa”. Dove dopo l’intervento di Rotundo, scontato non certo nella sostanza, anzi apprezzato dalla stessa Poli Bortone, ma nell’attacco alla maggioranza come è ovvio che fosse, hanno preso la parola prima il capogruppo di Io Sud Paolo Cairo, poi Angelo Tondo, poi Mariano, nel mezzo Luigi Coclite (a sostegno del sindaco).

Cairo ha detto che lui, “il sindaco, non ha mai cercato di ricomporre. Amarezza per avere messo alla porta un vice sindaco e due assessori senza un confronto onesto e reale. Avrebbe dovuto permettere la partecipazione ad una donna che ha fatto la storia della nostra città. Invece no. La verità è che noi avremmo voluto il terzo mandato per Adriana e avremmo voluto che il nuovo sindaco fosse stato espressione di An, il primo partito a Lecce”. Per Tondo si è trattato del Consiglio più brutto della città. “Perrone cambia badante – ha detto - non più Adriana Poli Bortone ma Cosimo Gallo, (il senatore eletto dal Pdl, ndr)”. Oggi è stata tradita la fiducia degli elettori, questa è la verità, come è vero che il giorno dopo la sua elezione di sindaco è iniziato il momento di discontinuità che lei ha assecondato. Ripeto – ha aggiunto Tondo, ha fatto una atto tanto grave da tradire gli elettori di Lecce”.

Veloce la lettura ufficiale del sindaco Perrone sulle cause che lo hanno portato ad allontanare dalla giunta i tre assessori di Io Sud: “E’ venuto meno il rapporto fiduciario, non è più un rapporto collegiale. Esplicito il riferimento alla campagna elettorale di Io Sud per le provinciali, fuori dall’essere condiviso dai vertici del Pdl. E ancora, secondo Perrone: “Scelte dissonanti, grave paralisi, mancata realizazione degli obiettivi amministrativi, ingovernabilità di fondo”.

Poi, una lunga lettere del primo cittadino, dove spiega ai cittadini leccesi i motivi della sua decisione. Lettera che riportiamo qui di seguito per intero:

Cari concittadini,
non credo di dovervi svelare verità nascoste o segreti inconfessabili. L’evidenza dei fatti, legati peraltro da una ostinata cronologia, sorregge saldamente le motivazioni di una scelta tanto difficile quanto inevitabile. Mi hanno insegnato che nella vita e nella politica bisogna essere leali e modestamente ho sempre cercato di non disattendere mai questa preziosissima lezione. Nelle due consiliature tra il 1998 ed il 2007 ho avuto l’onore e l’onere di essere Assessore e Vicesindaco impegnandomi sempre al massimo delle mie possibilità e conservando un atteggiamento costantemente finalizzato proprio alla lealtà politica nei confronti del Sindaco di allora, di alleati e avversari. Mi sarei aspettato, come minimo, di dover essere contraccambiato con eguale lealtà. Ma in maniera lenta e crescente (e purtroppo inesorabile) ho maturato la sensazione, ormai nettissima, che Adriana Poli Bortone non abbia voluto affatto contraccambiare questo mio comportamento, per così dire perfettamente nei “canoni”. Dopo nove anni di proficuo lavoro eravamo pronti ad affrontare altre difficili sfide che avrebbero richiesto una compattezza che invece non c’è stata perché Adriana Poli Bortone ha confuso le proprie aspirazioni politiche con le aspirazioni comuni dei cittadini leccesi, facendo intersecare i percorsi, sfogando le frustrazioni personali in un atteggiamento politico “alterato” e scaricando il proprio risentimento sul Popolo delle Libertà, che chissà per quale ignoto diritto divino avrebbe dovuto a tutti i costi nominarla Ministro e poi candidarla a tutti i costi alla Presidenza della Regione Puglia e che a tutti i costi avrebbe dovuto tenerla al vertice regionale della Segreteria di Partito. Palazzo Carafa, allora, è diventato il campo della sua battaglia politica e voi, cittadini leccesi, i primi a subire il suo rancore.

Quando ho accettato la candidatura a Sindaco di questa città, l’ho fatto nella consapevolezza di dover giocare una partita difficilissima. Com’è noto, ho ereditato un ente che ha svolto un lavoro straordinario per cambiare il volto della città e che per questo lavoro è stato costretto a pagare un prezzo notevole, cioè la complicatissima situazione finanziaria dei conti. E quando ho accettato, l’ho fatto anche nella certezza che non avrei avuto vita facile dal punto di vista squisitamente politico, ma mai avrei potuto immaginare di dover avere a che fare quotidianamente oltre che con una opposizione esterna alla mia maggioranza, come è normale che sia, anche con una opposizione interna, che viceversa è un fatto piuttosto insolito e quindi anormale.

La recente storia politica e amministrativa a Palazzo Carafa è ricca di prove e di testimonianze di questa “alterazione” del tragitto previsto. Una alterazione che non è un casuale incidente di percorso, ma il frutto di una precisa strategia finalizzata ad ostacolare il Sindaco e a gettargli addosso le responsabilità delle scelte più impopolari e difficili, diventata progressivamente un definito progetto politico costruito come un abito addosso ad una persona sola. La contrarietà alla mia candidatura espressa dal gruppo assessorile di Alleanza Nazionale nel novembre del 2006, la rincorsa al terzo mandato, l’artificiosa trattativa per la composizione della Giunta che ha lasciato la città senza governo per quasi due mesi, l’atteggiamento sulla assegnazione delle presidenze per le commissioni (sconfinato nella votazione degli allora componenti di An con scheda bianca alla elezione per la vicepresidenza del Consiglio, determinante per la bocciatura del candidato della maggioranza e per l’elezione del candidato del centrosinistra Antonio Torricelli), la retromarcia nella dolorosa scelta di elevare il carico fiscale (condivisa preliminarmente in diverse riunioni di maggioranza e con il voto in Giunta ed in Commissione), la querelle sull’assessore Monosi, la mancata approvazione in Giunta del Piano Occupazionale.

Non credo che serva altro per capire chi in questa triste vicenda si è reso artefice del tradimento del patto con gli elettori. Quella di Io Sud che sta nel Pdl a Palazzo Carafa e contro il Pdl alla Provincia è una assurdità politica, testimoniata dalla intesa con il centrosinistra, dal momento che oggi Antonio Rotundo, con un capolavoro di opportunismo, è il primo dei sostenitori di Adriana Poli Bortone e dei suoi. Lo stesso Antonio Rotundo che aveva fatto della discontinuità con l’era Poli Bortone il principale dei suoi vessilli. E quando non è convergenza ideale, l’intesa prende le forme di accordo elettorale vero e proprio, esplicito (vedi le provinciali a Brindisi e le comunali di Casarano) o implicito (vedi le provinciali a Lecce, con Pellegrino sicuro di fare affidamento sull’elettorato di Io Sud qualora si fosse ripresentato e la Capone che aspetta il regalo della convergenza di Io Sud al ballottaggio). Allora trarre per me le dovute conclusioni non è un capriccio del momento, ma un obbligo politico e morale. Fare chiarezza, anzitutto nei vostri confronti, in questo momento, è più di un dovere per il Sindaco. Ho cercato di indugiare quanto più a lungo possibile fino a quando ho capito che per il bene comune occorreva mettere fine a questo ingiustificabile equivoco.

Mi faccio garante e responsabile della prosecuzione del patto con voi, cari concittadini, se continuerete a testimoniarmi fiducia. Perché mettere fine a questa esperienza significherebbe compromettere il futuro della città, di vanificare una mole incredibile di lavoro svolto e di rinunciare alle preziose occasioni di crescita rappresentate dai Contratti di Quartiere, dal Pug, dalle Zone Franche, dall’Area Vasta. Sarebbe come far scendere Lecce dal trampolino di lancio proprio nel momento forse più significativo della sua storia recente. Valorizzando e sfruttando le sue enormi risorse culturali e ambientali in questi anni abbiamo sottratto alla città quel gap della perifericità che ne ha sempre condizionato la crescita e lo sviluppo. Abbiamo messo Lecce sul palcoscenico del mondo facendola città degli eventi, e quegli che ci aspettano in questi giorni (Festival dell’Energia e summit dei Ministri dell’Economia dei Paesi più importanti del mondo) sono esempi eloquenti. Credo, anzi sono convinto, di aver fatto l’unica scelta possibile in questo momento e l’unica scelta utile per il futuro della città, nella direzione del bene collettivo e contro i personalismi, le avidità, i tatticismi. Me ne assumo sino in fondo la responsabilità perché so che non è una idea balorda o un desiderio bizzarro, ma un obbligo che il corso degli eventi ha generato e che l’etica in generale e quella politica in particolare hanno posto davanti al mio cammino. Per proseguire questo cammino ho bisogno di una maggioranza forte, coesa e sufficiente a sostenere il governo cittadino, ma ho bisogno soprattutto della vostra piena fiducia. Mi farei da parte se quest’ultima dovesse mancare, perché nessun Sindaco è Sindaco senza legittimazione popolare.

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