| |||||
Provinciali, giù la maschera. Non è più il tempo dei segreti, dei sondaggi sussurrati e aleggianti: la parola passa alle urne e le 23 liste in campo, che si confronteranno per il rinnovo del consiglio di Palazzo dei Celestini, peseranno realmente i propri numeri. La due giorni di voto consegna al Salento un elenco di candidati ad una delle 36 poltrone disponibili, che supera le 800 unità: e se poi si pensa che, ai comuni al voto, gli aspiranti consiglieri sono altri 1500, per un totale di oltre 2300 pretendenti politici. La misura appare colma: logica vorrebbe che le liste fossero meno della metà e che, all’interno delle stesse, i candidati fossero pochi, ma buoni. Chissà, forse era forse inevitabile, dinanzi al dispiegamento annunciato degli “eserciti elettorali”, che fin dal primo giorno di questa campagna provinciale estenuante, era stato paventato dai protagonisti: ecco, dunque, schierati sindaci, assessori, professionisti di ogni categoria, pronti a sfidarsi sotto loghi e simboli moltiplicati, per tirare la volata ad un candidato presidente, ad un partito, o forse anche solo a se stessi. In due mesi di contrattazioni, si è visto di tutto: da cambi di casacca, degni di un calciomercato, alle vertiginose contorsioni delle transumanze, che hanno mietuto vittime illustri a destra e a sinistra, passando ovviamente per il centro. Pochi sanno che nella complessità delle manovre, gli schieramenti si sono persino contesi gli stessi candidati da proporre in determinati collegi, così com’è parsa evidente la presenza di chi localmente ha appoggiato uno schieramento di colore diverso da quello sostenuto, per esempio, in Regione. In fondo, non ci si meraviglia neanche di questo: il gioco della politica nel copione prevede certi passaggi e non c’è scandalo che regge, né malumore o disagio. Non esistono evidentemente neanche i partiti di una volta, come si ripete a cantilena. Di certo, vedendo i numeri spaventosi di questa traversata elettorale (col rischio che si protragga anche al 20 e al 21), un dato appare evidente: la politica è una macchina da spreco o una vacca da mungere, che evidentemente sfama molte bocche e molti stomaci. Detto ancora più brutalmente: offre da mangiare a tanta gente. E le cifre sembrano dire in modo chiaro che gli eserciti in campo più che rappresentare un leader o un partito sul territorio, sono la prova provata di quanto faccia gola questo mondo e di quante persone effettivamente vivano di politica, se per politica s’intende, anche solo come mera occupazione di poltrone. Ecco perché a poche ore dal voto, si rende necessaria una riflessione controcorrente: il Salento ha realmente bisogno di quest’ostentazione di eserciti o meriterebbe piuttosto progettualità e programmi di qualità? La guerra all’ultimo voto non è necessariamente un circolo virtuoso da caldeggiare: avere 23 candidati in ogni collegio più che una pluralità di rappresentanza (che pure è un diritto) appare una frammentazione politica, non sempre accettabile. Basta visitare qualche area territoriale, per riconoscere i mali di questo sistema: gruppi un tempo vicini, ora spaccati, che, in taluni casi, si fanno persino la guerra, personalismi lampanti, ma soprattutto una certa latitanza di democrazia. Conta solo quel gruzzolo di voti, perché si possa dire che a Corsano come a Bagnolo, a Lequile come ad Ugento, ciascuno ha assicurato un consenso quantificato. Il consenso quantificato, però, non è un bene, se una terra rischia di restare appesa al suo destino, e, cioè, piegata dagli stessi problemi in attesa di perenne soluzione, nonostante le promesse di “cambiamento” e l’elenco di “santini” consegnati ad ogni angolo di strada o da portarsi addosso come reliquia sgradita. Il consenso quantificato è quello messo in vetrina, quello dei sostenitori convocati ad hoc nelle piazze in queste settimane a dar parvenza che fossero piene: un trucco facile da scoprire, visto che ad andare in giro è sempre lo stesso zoccolo duro di amici, simpatizzanti, parenti, come se alla fine dovessero essere i candidati ad aver bisogno di vedersi gente intorno e non la gente di vedere candidati rassicuranti per le sorti del territorio. Una politica che, in fondo, mentre punta sul consenso, quello più ampio possibile, rende soli e non scalda i cuori, perché ridotta ad un semplice esercizio burocratico, senza più capacità di proporre qualcosa di davvero innovativo: ci restano solo parole vuote pronunciate da chi più che incarnarle le rende astrazioni di dubbia comprensione. Parla di “coerenza” chi poi transita da uno schieramento all’altro; parla di “identità” chi spesso la confonde con l’egoismo; parla di “partecipazione”, qualche notaio che ha indicato i nominati delle due Camere italiane; parla di “etica della politica” chi assurge a modello il parlamento che accoglie più condannati in Europa. Dinanzi ai problemi quotidiani e alle questioni aperte, spesso usate dalla politica stessa per rigenerarsi, per alimentarsi e per continuare ad essere profondamente uguale a se stessa, le soluzioni, invece, di essere immediate, ricercate, concrete. finiscono per confondersi piuttosto negli ingranaggi perversi delle competenze. Basta l’esempio dei rifiuti: ogni giorno, si assiste al rimpallarsi di comunicazioni e di dichiarazioni sulle responsabilità tra gli enti in campo, dalla Regione alla provincia alle Ato, con versioni dei fatti sempre più a misura di partito e sempre meno a misura di cittadino. Per questo, superando con coraggio alcuni imbarazzi oggettivi, non appare infondata l’idea di abolire le Province (e le altre sovrastrutture che evidenziano l’inutilità della propria presenza), che, come è emerso da un rapporto Italia 2008 dell’Eurispes, permetterebbe allo Stato un risparmio complessivo non inferiore ai 10,6 miliardi di euro. Di certo al di là delle considerazioni sull’utilità delle province, il dato di queste elezioni potrebbe proprio essere il voto per esprimere l’ultimo presidente di Palazzo dei Celestini, se ha qualche effettiva possibilità di andare in porto la proposta di alcuni membri del consiglio dei ministri di porre fine a queste ente province nel 2014. Adesso si passa alle urne e si decide il nome del prossimo presidente della Provincia di Lecce. In attesa di capire se sarà davvero l’ultimo o solo il primo di una lunga serie. |
sabato 6 giugno 2009
DOMANI PROVINCIA AL VOTO: UN ENTE CON GLI ANNI CONTATI? - da www.lecceprima.it
Etichette:
Centro,
Centro Destra,
Centro Sinistra
da www.corrieresalentino.it
da www.ilpaesenuovo.it
da www.lecceprima.it
Video da www.salentoweb.tv
da www.iltaccoditalia.info
Tutto sulle Elezioni Provinciali Leccesi 2009
- AGENDA PUBBLICA CANDIDATI PRESIDENTE (60)
- ASSESSORI GIUNTA Provinciale Lecce (18)
- BIOGRAFIA CANDIDATI PRESIDENTE (3)
- CANDIDATI CONSIGLIERI PROVINCIALI e LISTE di TUTTI i COLLEGI (4)
- CANDIDATI CONSIGLIERI PROVINCIALI e LISTE nel COLLEGIO di TRICASE (2)
- CANDIDATI CONSIGLIERI PROVINCIALI ELETTI (3)
- Centro (356)
- Centro Destra (563)
- Centro Destra Tricase (15)
- Centro Sinistra (406)
- Centro Sinistra Tricase (16)
- Centro Tricase (8)
- INFO e PRECEDENTI RISULTATI provinciali (10)
- PROGRAMMI dei CANDIDATI PRESIDENTE (2)
- RISULTATI FINALI PROVINCIALI LECCE 2009 (6)
- Sondaggi (1)
- SPECIALE REFERENDUM 21 giugno 2009 (4)
- Video (36)
Ulteriori notizie politiche:
o
NEWS!!! RISULTATI ELETTORALI FINALI ELEZIONE PRESIDENTE PROVINCIA DI LECCE - I° e II° TURNO
NEWS!!! CANDIDATI CONSIGLIERI ELETTI
NEWS!!! ASSESSORI DELLA GIUNTA PROVINCIALE
NEWS!!! RISULTATI TUTTI COLLEGI PROVINCIA DI LECCE
- RISULTATI PRECEDENTI PROVINCIALI LECCE 2004
- SPECIALE REFERENDUM ELETTORALE 21 Giugno 2009
NEWS!!! CANDIDATI CONSIGLIERI ELETTI
NEWS!!! ASSESSORI DELLA GIUNTA PROVINCIALE
NEWS!!! RISULTATI TUTTI COLLEGI PROVINCIA DI LECCE
- RISULTATI PRECEDENTI PROVINCIALI LECCE 2004
- SPECIALE REFERENDUM ELETTORALE 21 Giugno 2009